lunedì 27 luglio 2009

Terapia del dolore: più facile accedere alle cure

In questi giorni sono capitata di fronte ad un argomento che mi ha toccata più da vicino di quanto avrei mai voluto; si chiama terapia del dolore ed è una cosa che non tutti conoscono...

Per spiegarvi in cosa consista vi incollo direttamente la spiegazione che ho trovato su wikipedia, che mi sembra semplice e compresiva allo stesso tempo.



Per terapia del dolore si intende l'approccio terapeutico al trattamento
del dolore.
Il dolore rende spesso il soggetto inabile sia da un punto di vista fisico che emotivo. Il dolore acuto, relativo ad un trauma, è spesso reversibile naturalmente. Il dolore cronico, invece, generalmente è causato da condizioni difficili da diagnosticare e trattare, e può occorrere molto tempo perché possa scomparire. Talvolta i neurotrasmettitori continuano a trasmettere
la sensazione del dolore anche quando la causa scatenante del dolore non esiste
più. Per questo motivo il dolore viene trattato separatamente, come se fosse una
"patologia a sé stante".
Il trattamento include mezzi farmacologici (analgesici, narcotici, antidepressivi, droghe) e misure non farmacologiche (esercizio fisico, applicazione di ghiaccio o calore).
I medici che si occupano di terapia del dolore sono generalmente gli anestesisti ed i neurologi,
ed in alcuni casi gli oncologi ed i chirurghi. La terapia analgesica viene abitualmente applicata in contesti molto meno grevi e gravi ma con altro significato, come mal di denti, mal di testa, dolori mestruali.
La terapia del dolore è utilizzata soprattutto durante le ultime fasi di una malattia terminale.
L'aumento delle dosi si rende necessario via via che è più acuto il dolore da vincere, oppure quando l'assuefazione durante l'uso di oppioidi ne riduce l'effetto antidolorifico, e costringe quindi a somministrarne dosi più alte per riottenere gli stessi effetti, con il rischio di creare una dipendenza fisica e psicologica.
Quantità di oppiodi (soprattutto morfina) al di sopra di una certa dose possono provocare la morte del paziente, mentre una loro assenza lo sottopone a provanti sofferenze. Non vi sono antidolorofici somministrabili in dosi illimitate: per ogni farmaco, del resto, esiste una
concentrazione nell'organismo oltre la quale muore qualunque individuo, e talora
un limite più basso, che dipende dalla persona, non sempre noto con precisione.
Se un paziente muore per un dosaggio eccessivo, il medico può essere incriminato per omicidio colposo. L'errore potrebbe essere assimilato ad un tentativo consapevole di provocare la morte del paziente, ovvero un caso di eutanasia, con delle ulteriori aggravanti.


Ancora oggi in Italia è difficile accedere ai farmaci per combattere il dolore.Queste difficoltà ci pongono agli ultimi posti in Europa per le prescrizioni dei farmaci oppiacei che servono a combattere il dolore e le sofferenze, cui sono costretti milioni di italiani colpiti da gravi malattie
come il cancro, ma anche da patologie croniche e invalidanti o comunque da gravi traumi, etc.Una delle cause che rendono difficile l'accesso alla terapia del dolore è l'obbligo, previsto dal Testo unico degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope di cui al DPR 309 del 1990, di utilizzo di un ricettario speciale per la prescrizione di medicinali analgesici oppiacei per un gran numero di
preparazioni medicinali contenenti antidolorifici.In attesa di una revisione del Testo unico, il Viceministro Prof. Ferruccio Fazio, sentito il parere del Consiglio Superiore di Sanità, ha emanato oggi un'Ordinanza che iscrive temporaneamente alcune composizioni medicinali nella tabella II sezione D del Testo unico. L'Ordinanza del 16 giugno 2009 entra in vigore il giorno della
pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e rimane vigente fino all'entrata in vigore delle disposizioni di revisione del Testo unico o comunque non oltre i dodici mesi.Nell'Ordinanza stessa viene ribadita la necessità di una revisione sistematica del Testo unico.L'iscrizione delle composizioni in Tabella II sezione D rende più semplice la prescrizione di alcuni farmaci oppiacei,
consentendo al medico di utilizzare il ricettario normale anziché quello speciale ed eliminando così le difficoltà burocratiche che spesso scoraggiano tali prescrizioni.Le composizioni medicinali, per le quali viene temporaneamente adottata la ricetta semplice, sono tutte composizioni ad uso diverso da quello parenterale, utilizzate nella terapia del dolore severo di qualsiasi origine.
Sono esclusi i medicinali indicati nella terapia della disassuefazione degli stati di tossicodipendenza.Le composizioni temporaneamente iscritte nella sezione D della Tabella II sono:
  • composizioni per somministrazioni ad uso diverso da quello parenterale contenenti codeina e diidrocodeina in quantità, espressa in base anidra, superiore a 10 mg per unità di somministrazione o in quantità percentuale, espressa in base anidra, superiore all'1% p/v
    (peso/volume) della soluzione multidose;
  • composizioni per somministrazione rettale contenenti codeina, diidrocodeina e loro sali in quantità, espressa in base anidra, superiore a 20 mg per unità di somministrazione;
  • composizioni per somministrazioni ad uso diverso da quello parenterale contenenti fentanyl, idrocodone, idromorfone, morfina, ossicidone e ossimorfone;
  • composizioni per somministrazioni ad uso transdermico contenenti buprenorfina.

In precedenza erano state introdotte limitate modifiche alle tabelle delle sostanze stupefacenti e
psicotrope relative ad alcune preparazioni contenenti codeina o ossicodone.


Ministerosalute.it / 16 giugno 2009



é possibile che questi articoli che vi ho riportato non vi diano spunti di riflessione oppure che ve ne diano fin troppi.